Battiloro is back! Sabato 10 Febbraio l’inaugurazione del nuovo locale.

26239818_153482588636598_3172448376622373600_nDopo l’addio alla Kambusa in Novembre e qualche mese lontano dalle scene (e dai forni) adesso Gennaro Battiloro è pronto a tornare!

E lo fa in grande stile, con un locale tutto suo che porta il suo nome ed ha tre anime: quella dei fuochi della cucina, quella del levito delle sue pizze e quella degli spiriti che accompagneranno le cene dei suoi ospiti.

L’inaugurazione della nuova pizzeria è fissata per Sabato 10 Febbraio, a partire dalle 18:30. Durante la serata si potranno assaggiare le ottime pizze del più giovane pizzaiolo di talento secondo la Guida de L’Espresso, alle quali per l’occasione saranno abbinati  cocktail creati appositamente da un barman della scuola Mancino Vermouth. Oltre alla pizza sarà possibile provare anche la cucina, con qualche proposta tradizionale ma dal contenuto innovativo.

La Pizzeria Battil’oro aprirà ufficialmente le sue porte Domenica 11 e la squadra di giovanissimi messa in piedi da Gennaro sarà pronta ad accogliere i suoi clienti ogni sera della settimana, ad eccezione del martedì.

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PIZZERIA BATTIL’ORO

Via Asilo, 54 – Querceta (Lu)

Tel. 0584/1670112

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O Scugnizzo val bene il viaggio.

Arezzo, città meravigliosa, non è proprio il luogo più comodo da raggiungere per una cena. O meglio, non è il luogo più comodo se si parte da Pisa, è una domenica di Novembre e diluvia dall’ora della colazione.

Ma (c’è sempre un ma!) la pizza di Pierluigi Police vale la trasferta e anche di più.

L’occasione per questa gita fuori porta è stata una serata di degustazione organizzata alla Pizzeria O Scugnizzo di Arezzo con la scusa di fare quattro chiacchiere attorno a Pizza. Una Grande Tradizione Italiana (Slow Food Editore, 2016), insieme a Nio Antonio Puzzi e Sabino Berardino, tra gli autori del volume.

Schermata 2017-11-18 alle 19.49.02Il locale, in pieno centro storico, è arredato in modo semplice e moderno sui toni del bianco e per questo molto luminoso. Il personale sorridente, veste una divisa minimale molto curata nella sua semplicità.

La prima cosa che ti colpisce quando entri sono le vetrine frigo piene di birre artigianali e la prima cosa che ho fatto, dopo essermi presentata al padrone di casa, è stato chiedere se davvero fossero 170 etichette o se si trattasse semplicemente di una leggenda. La risposta? Sono anche più di 170 in bottiglia, a cui si sommano le artigianali alla spina. Praticamente un paradiso per chi ama l’abbinamento pizza-birra ma è stufo di trovare nelle pizzerie solo un paio di referenze (quando va bene…).

Il menù della cena prevede cinque assaggi di pizze più una sorpresa dolce abbinati, a scelta, a calici di vino (il Lambrusco dell’Azienda Agricola Luciano Saetti o il Soave della Cantina Pieropan) o di birra (Tipopils o Bibock del Birrificio Italiano).

Schermata 2017-11-18 alle 18.42.14Pierluigi mette in chiaro subito le sue origini e il tipo di pizza che propone nel suo locale,  aprendo la cena con una montanara con scarola saltata in padella, baccalà e battuto di capperi e olive. La montanara, o pizza fritta, è tipica della tradizione gastronomica napoletana e non a caso O Scugnizzo rientra tra le pizzerie segnalate dall’Associazione Verace Pizza Napoletana. La montanara è gonfia e soffice, ben fritta, non unta e generosa nel condimento. L’abbinamento scelto è squisito… praticamente un colpo di fulmine!

Schermata 2017-11-18 alle 18.52.34Si prosegue con una seconda montanara con ricotta di bufala affumicata, pomodorino confit preparato nel forno a legna con aggiunta di timo, acciuga di Cetara e granella di cucunci. Un abbinamento sapido-fumé per una pizza fritta con maestria e non facile da scordare.

Schermata 2017-11-18 alle 19.13.38Chiuso il capitolo (ahinoi!) con le pizze fritte, si passa al cavallo di battaglia del pizzaiolo, ovvero la pizza verace, che ha ottenuto la certificazione “verace pizza napoletana” dalla A.V. P. N. nonostante sia cotta in forno a gas.

Schermata 2017-11-18 alle 19.19.19La prima è con fior di latte, passato di broccoli, broccoli saltati in padella e lardo del Grigio del Casentino della Macelleria Salumeria Simone Fracassi. La seconda con  fior di latte di Agerola, zucca, provolone del Monaco DOP e tarese croccante del Valdarno, presidio Slow Food. Due pizze molto buone, ricche di sapori, omaggio all’autunno e alle terre che sono nel cuore del pizzaiolo.

Schermata 2017-11-18 alle 19.28.20Chiude la degustazione la pizza che ha debuttato a La Città della Pizza la scorsa primavera, con provola di bufala affumicata, papacella grigliata napoletana, salsiccia rossa di Castelpoto e conciato romano. Non a caso si chiama Pizza Presidio perché mette insieme, in un’unica “infornata”, tre eccellenze campane Presidio Slow Food.

Schermata 2017-11-18 alle 19.40.44Per finire in bellezza, anzi, in dolcezza, una montanarina con Galamella (la versione napoletana della più nota crema splamabile di di nocciole), zucchero e granella di nocciole, abbinata ad un liquore di latte di bufala.

Un’ottima cena, la bella compagnia al mio tavolo condiviso e la simpatia dei padroni di casa non mi hanno fatto sentire la fatica degli oltre 300 km percorsi per poter partecipare alla serata e, anzi, mi hanno dato la voglia di tornare ad Arezzo il prima possibile.

A quando, dunque, la prossima degustazione?


O SCUGNIZZO

Via De’ Redi, 9/11 – Arezzo

Tel. 0575/333300

 

 

 

 

 

 

L’Antico Vicoletto, storia di una pizza buona e giusta.

Arredamento ordinario, tovaglie in tnt, servizio cortese ma un po’ lento, prezzi nella media. Ma le pizze che offre e la storia che raccontano le sue mura valgono decisamente la visita a L’Antico Vicoletto.

Partiamo dalla storia. Dopo 10 anni di attività, a fine gennaio 2014,  L’Antico Vicoletto viene sequestrato dalla Guardia di Finanza nell’ambio di un’operazione anticamorra che ha coinvolto altre pizzerie a Pisa e dintorni, denominata, non a caso, “Friariello”. Per poter dare continuità all’attività commerciale, è volontà fin da subito degli inquirenti di trovare il prima possibile una nuova gestione a cui affidare il locale. E così, a luglio dello stesso anno, il custode nominato dal Giudice riassegna la pizzeria all’attuale titolare, che, confermando gli stessi dipendenti che vi lavoravano prima del sequestro, la inaugura per la seconda volta. L’Antico Vicoletto risorge così nella legalità, mantenendo anche un’importate continuità con il passato.

Schermata 2017-11-06 alle 23.50.54E adesso passiamo alla pizza. E’ sabato sera, siamo in sei e veniamo fatti accomodare nell’unica sala a piano terra. Nell’attesa delle pizze che tardano ad arrivare proviamo ad ordinare un antipasto ma, probabilmente a causa di un fraintendimento, il cameriere, con poco slancio commerciale, ci suggerisce di continuare aspettare.

Schermata 2017-11-07 alle 00.12.55Sebbene il menù non abbia un aspetto troppo curato, le pizze -cotte nel forno a gas- sono belle, con un cornicione “napoletano” di tutto rispetto e un topping generoso.  Ho la fortuna di poterne assaggiare tre diverse, tutte ben cotte, morbide, con un bel bordo gonfio e un condimento gustoso. Ordiniamo una Pizza con la scarola, con mozzarella e scarola saltata con acciughe, capperi e olive una Pesto e Bufala, con mozzarella, pesto, bufala e granella di pistacchi tostati, leggermente un po’ unta, e, tra le proposte “della settimana” una Pizza Zucca, con mozzarella, scamorza affumicata, zucca e pepe, decisamente la mia preferita.

Schermata 2017-11-07 alle 00.21.53Oltre alle pizze ordiniamo qualche birra alla spina (ha anche la birra artigianale La Petrognola), una bottiglia di vino, acqua e una fetta di torta al cioccolato.

La storia della rinascita di questo locale è interessante tanto quanto le pizze che propone, che nella loro semplicità sono, al momento, tra le migliori pizze napoletane che si possono mangiare a Pisa.


L’ANTICO VICOLETTO

Vicolo del Tinti, 15 – Pisa

Tel. 050/579549

Pizze da 5€ a 10€, pizza Margherita 5€.

Più che una Tombola è una cinquina. Ma va bene anche così.

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Il menù

Cenare alla Pizzeria Spaghetteria La Tombola di Pisa è sempre un’esperienza molto originale.

L’ambiente è raccolto, la luce calda e soffusa illumina una sala unica che ha la dimensione del salotto di casa. I tavoli sono così vicini tra loro che le schiene sembrano quasi sfiorarsi.  Alle pareti tante foto di Totò, mensole con fiaschi di vino impagliati e statuine del presepe napoletano, tra cui spicca l’immancabile Pulcinella. Su ogni tavolo tovaglie di carta stoffa, una bottiglia di benvenuto (a pagamento, ovviamente) e il menù plastificato e colorato, pieno di artigianali “post-it” scritti a mano per segnalare le pizze del giorno. La cucina -e il forno, evidentemente- sono nel retro, nascosti alla vista dei clienti. Si occupano dell’ordine e del servizio due uomini (padre e figlio), discreti e cortesi ma non eccessivamente socievoli. L’atmosfera complessiva, personale compreso, è un po’ d’antan, per non dire obsoleta, e a tatti trascurata ma certamente unica proprio per questo.

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La Tartufata

A La Tombola si fanno anche primi e secondi piatti, ma noi siamo li per le pizze, ci concentriamo su quelle e,in quattro, ne ordiniamo quattro differenti per fare il solito”gioco della degustazione” (senza chiedere però di servircele una alla volta, perché abbiamo come l’impressione che potrebbe non essere una richiesta gradita.)

Scegliamo dalla carta la Tartufata, con salsa di tartufo, grana a scaglie, pomodoro, mozzarella, rucola, funghi porcini e champignon, e tra le pizze particolari (come le chiamano loro) la

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La Pistacchiata

Pistacchiata, bianca con fonduta cremosa di pistacchi, salsiccia e mozzarella di bufala. Tra le proposte del giorno, entrambe bianche, la Burrata, con burata pugliese, mozzarella di bufala e prosciutto crudo, e la Bianca, con mozzarella, crema di pecorino romano e lardo.  Per tutte le pizze optiamo per l’impasto tradizionale, anche se avremmo potuto oltre per un impasto integrale, ai sette cereali o con carbone vegetale. Le pizze ci arrivano dopo poca attesa, giù suddivise in quarti come da nostra richiesta.

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Un’estetica senza pretese che non tradisce le aspettative, qualche errore nel topping (il crudo è tagliato a fette troppo spesse e la rucola sembra passata dalla busta del supermercato direttamente sulla pizza) ma apprezzo la cura messa nel farcire ogni quarto allo stesso modo, cercando di evitare disparità nel condimento. L’impasto è un po’ asciutto e il cornicione non così gustoso come ci si aspetterebbe da una pizza napoletana, ma comunque ben digeribile.

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La Burrata

Non ordiniamo dolci ma beviamo, oltre alla battiglia di Nero d’Avola con cui abbiamo pasteggiato, due amari di fine cena.

La Tombola è un posto in cui tornare se si vuole cenare in centro storico, se si cerca un locale “non convenzionale” o se si vuole mangiare una pizza diversa dalle classiche proposte cittadine ma pur sempre senza grosse pretese e purtroppo lontana dalla definizione di “pizza gourmet” come qualcuno, forse un po’ superficialmente, si è azzardato ad etichettarla. Anche se non è esattamente la “tombola” delle pizzerie, per una serata piacevole a Pisa ci si può accontentare anche di una cinquina!


PIZZERIA SPAGHETTERIA LA TOMBOLA

Via Palestro, 2 – Pisa

Tel. 050/598806

Pizze da … a 10 €, pizza Margherita … €

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Il conto

 

Una kambusa napoletana sulle rive del lago di Puccini.

Domenica sera, voglia di pizza: l’occasione giusta per provare la “stellata” Kambusa di Massarosa (Lu).

Il locale, che si trova sulla statale di collegamento tra Viareggio e Lucca, è ospitato in un edificio di recente costruzione, ha una sala unica che si snoda attorno alla zona del forno (a gas), arredamento moderno e una grande parete a vetri che rende l’ambiente arioso e luminoso. Durante la bella stagione, a disposizione dei clienti anche un giardino. 

Curiosi di assaggiare pizze differenti, chiediamo di poter fare una degustazione, ovvero che le pizze vengano servite una alla volta, così da poter essere gustate con la giusta calma e senza correre il rischio che diventino fredde. Il personale di sala accetta facilmente la nostra proposta, probabilmente non è la prima volta che ricevono una richiesta di questo tipo. (Lo staff si dimostrerà molto disponibile anche in seguito, quando aprendo la prima bottiglia di vino chiederemo di cambiarla a causa di un forte sentire “di tappo”.)

Ci immergiamo nel menù, fatto anche di primi e secondi piatti. Non ci sono “pizze del giorno” ma le proposte della Kambusa sono comunque già sufficienti a stuzzicare la nostra curiosità. Scorrendo le pagine, l’impronta “campana” emerge in modo chiaro, sia nei nomi scelti per le pizze, che, sopratutto, negli ingredienti utilizzati: il pomodoro di San Marzano DOP o il pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP (ex Presidio Slow Food), l’origano del Monte Matese, la mozzarella di bufala campana, il fior di latte e la burata di Agerola, il provolone del Monaco DOP, la Mela Annurca (o melannurca) campana. Oltre a questi prodotti regionali, si nota un’attenzione generale anche verso altre eccellenze gastronomiche o tipicità di altri territori. Un esempio? la Mortadella di Bologna IGP, il Lardo di Colonnata IGP, le acciughe del Mar Cantabrico…

Ognuno fa la sua scelta cercando di evitare la ripetizione degli ingredienti con l’obiettivo di assaporare più gusti possibile. Ordiniamo 2 pizze rosse e 3 bianche:

la Parmigiana, con pomodoro di San Marzano DOP Gustarosso, provola affumicata, melanzane al forno, scaglie di parmigiano reggiano, olio evo toscano, basilico

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la Parmigiana

la San Gennaro, con pomodorino giallo del sarnese, stracciata di burata agerolese, acciughe del cantabrico, olio evo toscano -burrata e acciughe è sempre una garanzia

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la San Gennaro

la Pulcinella, con pomodoro di San Marzano DOP Gustarosso, fiori di latte di Agerola, ricotta, pepe macinato fresco, pancetta croccante

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la Parmigiana

la Baccalà, con fior di latte di agerola, peperoni verdi saltati (friggitelli), baccalà grigliato, mela annurca, olio evo – strepitoso il baccalà!

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la Baccalà

la Ginger, con vellutata di zucca trombetta, lardo di Colonnata IGP, provola affumicata di Agerola, zenzero – originale l’uso dello zenzero, peccato per il lardo che si è sciolto subito

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la Ginger

La pizza è napoletana, impasto morbido, leggermente abbrustolito ma mai bruciato, con un bel cornicione. Topping originali, utilizzo di prodotti campani (molti DOP nel menù), una presentazione non troppo attenta all’immagine.

Confesso che più di tutte avrei voluto provare la Tarantella che quella sera purtroppo era indisponibile. Altro grande assente, oltre alla pizza di bandiera, il cambusiere… ovvero Gennaro Battiloro, il promettete pizzaiolo che in meno di due anni ha portato la Kambusa ad ottenere fama e riconoscimenti (tra i quai svettano i 3 spicchi Gambero Rosso.)

Un’ottima serata, una pizza che merita di essere rigustata il prima possibile, un rammarico, quello di non aver trovato in carta una selezione di birre artigianali, e un rimpianto, il non aver provato la variante con impasto SCURO. 

Un rimpianto però che si trasforma in una buona scusa per poter tornare presto sulle rive del lago di Massaciuccoli sperando di poter incontrare, la prossima volta, anche il regista di queste ottime pizze. 


LA KAMBUSA

Via della Torbiera, 38 – Massarosa (Lu)

Tel. 0584/631832

Il conto: 5 pizze, una bottiglia d’acqua naturale, una bottiglia di vino, due birre medie = 85 €.

Pizze da 6 a 11 €, pizza Margherita 6,50 €

Metti un giorno, una pizza a pranzo a Faenza.

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‘a Pizza e Scarole

Cosa fare quando si è di ritorno da una trasferta di lavoro in Romagna, si è in viaggio verso la Toscana, è passato da poco mezzogiorno e ci si trova nei pressi di Faenza? Andare a pranzo da ‘O Fiore Mio!

E così, come già aveva fatto l’amica Luciana nel suo viaggio on-the-road tra le migliori pizze d’Italia , per scrivere il suo La Buona Pizza, decido di fare tappa anche io in questa pizzeria tanto giovane quanto celebre, tanto da essere da 3 anni sempre presente sulla Guida Pizzerie Gambero Rosso e sempre con il massimo dei voti!

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‘O Fiore Mio

Ambiente dai colori tenui, molto luminoso, all’ingresso un angolo con le eccellenze gastronomiche di zona, forno a vista e sul bancone che divide la sala il trono del lievito madre, “nato da una pera ubriaca, una pesca regina di Ottobre e 5 giuggiole”, come recita il menù. Ogni impasto è infatti lievitato naturalmente dalle 24 alle 48 ore ed è realizzato con il solo utilizzo di farine biologiche macinate a pietra nel Molino Mariani, scelto da Davide e Matteo, i creatori di ‘O Fiore Mio, perché gli permette di utilizzare i propri laboratori per ricerca e sperimentazione.

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Il lievito madre

Questa attenzione nella scelta degli ingredienti la si percepisce anche sfogliando il menù, che cambia trimestralmente, in cui una facile legenda mette in evidenza i Presidi Slow Food e i prodotti dell’Arca del Gusto utilizzati, oltre che indicare molto chiaramente i piatti vegetariani.

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Mastunicola

Non sono sola e quindi ho la fortuna di poter assaggiare due pizze tonde e purtroppo no, nemmeno questa volta una delle due è stata una Margherita. Ordino una ‘A Pizza e Scarole con mozzarella fior di latte, scarola, alici, pomodorini del Piennolo del Vesuvio DOP, olive di Gaeta e capperi di Pantelleria e una Mastunicola con mozzarella fior di latte, pecorino, battuto di lardo, pepe e basilico fresco. Bellissime agli occhi, commuoventi al palato.

‘O Fiore Mio Ore 12 è la proposta per il giorno. Per 12 euro si ha diritto ad una pizza a scelta (purtroppo in una lista ridotta rispetto a quella della sera), un bicchiere di vino o una birra piccola (alla spina anche un’artigianale del Birrificio La Mata), l’acqua, il caffè e il coperto. Un’ottima proposta per la pausa pranzo, che mi vedrebbe cliente fissa se solo fossimo più vicini… e non è una minaccia.


‘O FIORE MIO

Via Mura San Marco 4/6 – Faenza (RA)

Tel. 0546/667915

 

Mai provata una pizza con la nocciola… di Bronte?

il menù

il menù

Questa settimana abbiamo scelto di assaggiare la pizza di Regginella, pizzeria conosciuta a Pisa, leggermente distante dalle strade della movida cittadina ma ugualmente frequentata soprattutto da studenti e militari (data la vicinanza con la SMIPAR, la Scuola Militare di Paracadutismo).

Credevamo, optando per una cena domenicale, che avremmo evitato l’eccessiva confusione…  Peccato non aver calcolato un ulteriore elemento di “disturbo”: il maxi televisore che posizionato nell’unica sala della pizzeria ha trasmesso il posticipo della Serie A di calcio, catturando l’attenzione di molti (tra cui alcuni dei miei commensali!).

Mergellina

Mergellina

La sala in cui si mangia è praticamente unica (e questo potrebbe essere un problema nei giorni più affollati), l’arredamento semplice ricorda quello di una trattoria con qualche anno d’eta (forse anche per l’assenza del forno per le pizze, che si trova in un altro ambiente – di sola cottura e vendita per asporto-, collegato con una porta alla sala principale), alle pareti i paralumi decorati con le immagini di una Napoli antica illuminano a giorno l’ambiente. E’ evidente che i gestori non prestano troppa attenzione all’ “immagine” del locale, un esempio su tutti: componendo il nostro tavolo grazie a tre tavolini quadrati è stato scelto, in maniera buffa, di tenere il tavolo più piccolo e più basso in posizione centrale… credo più per disattenzione che per ricerca di simmetria!

Trinacria

Trinacria

Ci sediamo stando attenti ai nostri gomiti (quanto fanno male i colpi presi negli spigoli!?) e prima ancora di avere il tempo di chiedere il menù il padrone di casa, con un talento che solo i migliori venditori hanno, ci convince ad ordinare “qualche” antipasto: crocchette, carciofi fritti, frittelle di formaggio, polpo e patate, bocconcini di bufala, olive, pomodori secchi, scamorzine fresche affumicate… Tutto molto buono, non c’è che dire, ma se l’obiettivo era assaggiare e valutare delle pizze, questa entrata ci rovina sia il gusto, perché da Regginella si è molto generosi con l’aglio!, che lo stomaco, perché per far spazio a tutti quei bocconcini ci resta poco appetito per il piatto principale!

Ortolana

Ortolana

Dopo aver ordinato un po’ d’acqua e qualche birra alla spina (nessuna traccia di birre artigianali o vini di qualità) è il momento di scegliere le pizze, non prima però di aver cercato di interpretare degli strani simboli sul menù, una specie di codice segreto, un semaforo a soli due colori, totalmente indecifrabile: un pallino bianco e/o un pallino rosso affiancati ai nomi delle pizze. Che servano a distinguere le pizze bianche dalle rosse? Oppure le rosse con salsa da quelle con pomodori a fette? O ancora le rosse che possono trasformarsi in bianche e viceversa? Ai posteri l’ardua sentenza.

Veniamo all’ordine: una Surriento, con pomodorini freschi, funghi porcini, provola di bufala e basilico, due Mergellina, con mozzarella, friarielli, salsiccia fresca e basilico, una Spacca Napoli, con salsa di pomodoro, mozzarella, prosciutto cotto, funghi e basilico, una Ortolana (chiamata anche Edoardo… a seconda di chi prende la comanda), con mozzarella e verdure miste della casa e una Trinacria, con provola di bufala, pomodorini, pistacchi di Bronte, love, capperi e acciughe.

Surriento

Surriento

All’esame visivo devo ammettere che hanno tutte un ottimo aspetto ma il mio palato mi permette di giudicare solo le due che ho potuto assaggiare: Mergellina e Trinacria. Entrambe ben cotte, hanno una forma leggermente irregolare e un bel cornicione, forse un po’ troppo “gommoso”. La macchiatura sotto è uniforme e senza bruciature (ma non vale per tutte le pizze al mio tavolo!). Anche se la pizza con i friarielli è sempre una delle mie scelte preferite, di questa non ho apprezzato l’utilizzo della salsiccia fresca (la avrei preferita leggermente cotta, magari saltata insieme alla verdura) e l’eccessiva spinta amaricante dei broccoli.

Sulla Trinacria invece si è creato un vero problema.

Spacca Napoli

Spacca Napoli

Avevo scelto questa pizza proprio per la presenza dei pistacchi, ma una volta nel piatto cosa trovo? Nocciole! Sì, acciughe, capperi e… nocciole! No, non granella, proprio nocciole sgusciate e spaccate a pezzi. Prima di tutto mi chiedo come tu, pizzaiolo di Regginella, possa credere che i tuoi clienti non siano in grado di distinguere le nocciole dai pistacchi. Poi mi chiedo perché, invece di far finta di niente, sperando che non me ne accorgessi, non mi hai avvertita. A mia richiesta di spiegazioni mi è stato semplicemente riposto “Eh Signo’, il pistacchio è finito e me so’ scurdà d’avvertirla’”. Oltre a questo, non ho troppo gradito l’affumicatura della provola, per me troppo marcata e coprente.

A parte questo “incidente di percorso”, direi comunque che nel complesso tutte le pizze erano gustose, così come gli antipasti e i dolci ordinati (molti della tradizione napoletana).  Una cosa però è certa:  se dovessi tornare in questa pizzeria non ordinerò più una pizza alla nocciola… di Bronte!


PIZZERIA REGGINELLA

Via di Gello, 132 – Pisa

Tel. 050/564400

il conto (2 parti di 3... ma il 3° scontrino non è stato mai rintracciato)

il conto (2 parti di 3… ma il 3° scontrino non è stato mai rintracciato)

Altro che campanaro, Martino è un pizzaiolo!

Una pizza di cui tutti parlano in città, non poteva non essere assaggiata anche da noi. E così, ieri sera, con un gruppo di amici, siamo andati per la prima volta alla Pizzeria Martino di Pisa.

La pizzeria è situata in una traversa, a fondo chiuso, di Via San Martino, in centro storico, in un angolo di città che ha un’atmosfera da piccolo paese.

Attila

Attila

Barbapapà

Barbapapà

Un’unica sala di media dimensione, senza identità, ma nel complesso accogliente: pareti con sasso a vista, eco-lampadari lievemente kitsch creati con bicchieri di plastica, radio locale come colonna sonora. All’esterno un pergolato lascia intuire che nella stagione calda ci sia spazio per mangiare all’aperto.

I proprietari, napoletani, propongono un menù “partenopeo” ampio e originale: tranne le poche “canoniche”, tutte le pizze hanno nomi di personaggi storici, dei cartoons ecc.  e sono create con combinazioni originali di ingredienti (c’è la sezione “dietetiche” tra cui si legge di una pizza con la trippa!). Oltre alle pizze anche calzoni e panuozzi (che non abbiamo ordinato, ma abbiamo spiato nei tavoli a fianco… e all’occhio facevano una gran figura!). Fanno anche pizze per l’asporto e consegna a domicilio.

Re Ferdinando

Re Ferdinando

Veniamo al nostro ordine: due Attila, pizza bianca con mozzarella, radicchio, speck e gorgonzola, una Re Ferdinando, pizza bianca con bufala, friarielli e salsicci, una Heidi, pizza bianca con mozzarella, speck, gorgonzola, porcini, pomodorini e noci, una Barbapapà, pizza bianca con mozzarella, patate al forno, pancetta, pomodorini, rosmarino, olio extravergine, grana grattugiato, e una Pinocchio, pizza rossa con salsa di pomodoro, mozzarella di bufala, pomodorini, salamino piccante, grana a scaglie, basilico fresco. Da bere abbiamo scelto acqua e qualche birra Franziskaner in bottiglia da 0,5 lit, notando che i proprietari danno scarsa attenzione alla qualità delle bevande offerte (varietà di bibite e birre tra spina e bottiglie, ma tutte di tipo industriale).

Pinocchio

Pinocchio

Heidi

Heidi

Delle due pizze che ho assaggiato (Attila e Re Ferdinando) posso dire che: la cottura era corretta, anche se le macchie di leopardo sulla base erano a volte un po’ troppo scure (leggi, bruciacchiate), la pasta morbida, con un bel cornicione. Gli ingredienti ottimi e il condimento abbondante. Nel complesso davvero due buone pizze, ad un prezzo onesto! …e posso confermare lo stesso giudizio anche per i miei amici! (unica nota negativa: la salsa di pomodoro della Pinocchio.)

Bravo “Martino”, altro che campanaro. E’ la pizza la tua vera vocazione!


PIZZERIA MARTINO

Piazzetta del Crocifisso, 4 – Pisa

Tel. 050/8667391

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